LA BUONA NOVELLA di Fabrizio De Andrè
"La Buona Novella" è il titolo di un disco che Fabrizio De Andrè pubblicò nel 1970 e che consiglio a tutti di ascoltare. In questo Album viene narrata la vita della Sacra Famiglia seguendo principalmente i Vangeli Apocrifi (De Andrè non si volle affidare a quelli che lui definì l'agenzia di stampa di Cristo cioè i quattro evangelisti). Ne risultò una narrazione da un punto di vista certamente originale ed interessante, una vita di Cristo vista dai comprimari, dagli ultimi, da coloro che erano ai margini della Storia. I personaggi evangelici assumo una umanità insospettabile, smettono di essere quelle figure fin troppo perfette e si vestono dei difetti umani diventando più simili a gli uomini e donne che conosciamo (di ciò dobbiamo ringraziare i Vangeli Apocrifi molto più belli ed interessanti di quelli ufficiali).
Si apre l'opera con la consegna di Maria all'età di 3 anni ai sacerdoti del tempio affinchè la accudisero sino all'età di 12 anni quando non più degna di essere ospite del tempio perchè ormai donna ai loro occhi ("ma per i sacerdoti fu colpa il tuo maggio la tua verginità che si tingeva di rosso") fu data in sposa con metodi da vera e propria riffa di paese ("popolo senza moglie uomini d'ogni leva del corpo d'una vergine si fa lotteria") a Giuseppe "falegname per forza padre per professione" ormai molto avanti con l'età.
Subito dopo il matrimonio
Giuseppe parte e rimane fuori ben quattro anni ed al ritorno Maria gli corre
incontro e, senza bisogno di parole, si annunzia il lieto evento
"E lo stupore nei tuoi occhi salì dalle tue mani
che, vuote intorno alle sue spalle,
si colmarono ai fianchi dalla forma precisa
d'una vita recente, di quel segreto che si svela
quando lievita il ventre
E a te, che cercavi il motivo
d'un inganno inespresso dal volto,
lei propose l'inquieto ricordo
tra i resti d'un sogno raccolto."
E siamo al terzo brano in cui Maria racconta allo sposo incredulo l'Annunciazione, avvenuta in sogno in cui in compagnia di un angelo ella evada dalla grigia realtà quotidiana per sorvolare valli infinite per poi ritrovarsi accanto l'angelo in preghiera in una sorta di primo rosario ("ed al termine di ogni preghiera contava una vertebra della mia schiena")
Segue una bellissima Ave Maria dedicata alla madre di Gesù in rappresentanza di tutte le madri, non vi è nulla della Madonna ("femmine un giorno e poi madri per sempre nella stagione che stagioni non sente") in quella figura cantata da De Andre ma vi è contenuta tutta la struggente bellezza di una vita che sta nascendo (vai al testo).
Nel quinto brano, troviamo Maria che assiste alla costruzione delle tre croci, ciò a segnare l'inizio della Passione, non a caso con essa si apre il lato B del 33 giri quasi che il voltare disco segni il passaggio di ben 33 anni della vita di Gesù.
Il brano seguente "Via della
Croce" ci porta al seguito di Gesù sulla via del Calvario, ma il protagonista
non è lui ma l'umanità che lo circonda, fatta di vittime della Storia, degli
ultimi della società. Per De Andrè ad attenderlo vi sono felici i "padri di quei
neonati,
da Erode, per te, trucidati" che hanno atteso trent'anni "col fegato in mano, i
rantoli di un ciarlatano", vi sono le vedove tristi che seguono grate colui che
dopo secoli di umiliazioni "con un gesto soltanto fraterno una nuova indulgenza
insegnò al padreterno" perdonando Maddalena. A seguirlo vi sono anche i
discepoli impauriti che dopo diffonderanno il cristianesimo in ogni angolo del
mondo ma in quel momento nessuno gli grida un addio per esser scoperto cugino di
dio. Inoltre loro malgrado vi sono anche Tito e Dimaco, i due ladroni, che un
po' rubano la scena ma, dice De Andrè, perdonali se non ti lasciano solo, se
sanno morire sulla croce anche loro,a piangerli sotto non han che le madri, in
fondo, son solo due ladri. Un testo di una umanità sconvolgente che invito a
leggere per riflettere (vai al
testo).
Ed eccoci ai piedi delle tre croci dove troviamo tre madri in lacrime, Maria e le madri dei due ladroni, queste ultime però rimproverano la madre di Gesù perche mentrè i loro due figli non risrgeranno più il suo dopo tre giorni sarà di nuovo con lei quindi perchè disperarsi? E in quel momento Maria si sfoga contro il suo destino disegnato da chi è più in alto di lei, umanamente considera che "non fossi stato figlio di Dio, t'avrei ancora per figlio mio", il suo quindi è quasi un piangere di rabbia per ciò che il Creatore le toglie, insomma un piccolo umanissimo gesto di ribellione.
Ed eccoci al momento più alto "Il Testamento di Tito" in cui un dei due ladroni si rivolge contro le leggi e i comandamenti ed è un testo elevatissimo che lo stesso De Andrè considerava uno dei punti più alti della sua attività di poeta-cantautore. Vi lascio alla sua lettura non ritenendo di aggiungere a un tal testo alcun commento (vai al testo)